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Blog a cura di Mimmo Fuggetti

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mercoledì 22 gennaio 2014

LA GRANDE BELLEZZA E IL SUO BLABLABLA

di Paolo Sorrentino
con Toni Servillo, Carlo Verdone, Sabrina Ferilli, Carlo Buccirosso, Iaia Forte, Isabella Ferrari.
Italia/Francia
Drammatico
142 min.


La grande bellezza di Paolo Sorrentino vince il Golden Globe, ottiene una nomination all'Oscar come miglior film straniero, eppure il pubblico (soprattutto italiano) è come sempre spaccato in due fazioni. Chi è riuscito a dare una sua interpretazione al film tiferà per l'autore partenopeo, gli altri remeranno contro il trionfo italiano per questa stagione cinematografica.
Non sono qui per scrivere una recensione sull'ultima pellicola sorrentiniana. Credo sia impossibile soffermarsi ad un semplice giudizio critico. Ritengo che questo film sia destinato ad entrare nei libri di scuola del cinema (italiano e non) e sarebbe superfluo commentare con una mia interpretazione l'opera in questione. 
Piuttosto vorrei porre l'accento su alcuni punti cardinali fondamentali del cinema di Paolo Sorrentino. Il tema è sempre lo stesso, i personaggi sono i medesimi, il pubblico che lo apprezza si sta notevolmente ampliando. 
Ci sono troppi elementi per descrivere in due righe un capolavoro come questo. Cinema, letteratura, arte, teatro e quant'altro appaiono tutte come "grandi bellezze" offuscate da quella che comunemente chiamiamo realtà. Il sogno di Fellini viene espressamente dichiarato dal regista partenopeo, ma il regista de La dolce Vita non è l'unico ad essere tirato in ballo da Sorrentino (c'è anche l'esempio del romanzo sul nulla di Flaubert). 
Ciò che Sorrentino mostra nella sua ultima opera è una Roma dall'immensa bellezza agli occhi dei turisti, ma una forte delusione per chi questa città la vive continuamente. Quello che si nasconde e si isola viene risaltato e diviene un tesoro, ricoperto da tanti personaggi (in superficie) in cerca di un autore che finalmente riesce a dare loro gli giusti spazi. Lo spazio e il tempo nei film di Sorrentino, sono fondamentali per la trasmissione di un messaggio che avviene sicuramente tramite la parola. Quel "Blablabla" recitato da Servillo sul finire del film è la stessa parola che Dreyer mette in scena nel suo Ordet. Il ragazzo che muore chiudendo gli occhi in un incidente stradale ricorda il personaggio di Johannes. Tempi diversi, si lascia spazio alla nostalgia (come dichiara Verdone durante il suo spettacolo teatrale) ma ciò che ne resta è il nulla. Nessun miracolo riporterà in vita i personaggi morti nella pellicola. L'uomo in più di Paolo Sorrentino, Jep, quel Servillo che non scrive un romanzo da 40 anni è l'incarnazione della morte. Il suo cuore si è fermato dopo quel passo indietro fatto dalla sua amata e non ha mai più ripreso a battere. Piuttosto, continua a fingere, a recitare. Aspetta che tutti si siedano per poter dare le condoglianze per poi far parlare di se e sentirsi vivo.
Sorrentino compie la stessa operazione. Ci regala una perla cinematografica che sta facendo parlare di se, in un modo o nell'altro. E' un trucco (probabilmente), quello stesso trucco che Sean Penn (in This Must Be The Place) confessava, ad alcune ragazze in ascensore, per mantenere più a lungo il rossetto sulle labbra ( "il trucco sta nel mettere un pò di cipria sotto il rossetto"), segreto che rivela la vera intenzione di Sorrentino nel ricercare i valori sotto le apparenze. Anche ne La grande bellezza il trucco viene nascosto dai tanti blablabla, un mormorio che il regista partenopeo lascia al suo pubblico, che di conseguenza lo fa suo e lo mette in atto. Quindi la parola passa a noi fruitori di quest'opera dall'immensa bellezza su cui c'è tanto da dire. C'è chi lo ha adorato, chi si spacca la testa contro il muro ma non riceve alcuna vibrazione, chi prova a darne una interpretazione, chi farà il tifo per lui la notte degli Oscar, è normale: sono "le conseguenze" di un autore ormai abituato a far parlare di se. Capolavoro (discutibile).

2 commenti:

  1. tanti blablabla su questo film, ma il tuo mi sembra uno dei più sensati ;)

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  2. Grazie! :)
    Penso che questo sia un film da studiare e rivedere tante, tantissime volte. E' troppo superficiale giudicarlo senza averlo analizzato accuratamente.

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