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Blog a cura di Mimmo Fuggetti

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domenica 18 aprile 2021

Nomination agli Oscar 2021: la parola ai giurati

oscar 2021 collage

 

"It's been a long, a long time coming" cantava Sam Cooke. In effetti ne è passato di tempo dall'ultima volta che ci siamo seduti in una sala cinematografica inebriati dal profumo di popcorn, spettatori di sogni d'autore e reinterpretazioni del mondo. Quest’anno le piattaforme d'intrattenimento si sono fatte carico di questo compito. Il prossimo 25 aprile si terrà la 93ª edizione degli Oscar, e già a partire dalle nomination si preannuncia un'annata da record. Da segnalare sicuramente il numero positivo di candidature al femminile: per la prima volta due donne (Chlow Zhao e Emerald Fennel) concorrono per il premio alla miglior regia. A rappresentare il cinema italiano troviamo Pinocchio di Matteo Garrone (candidato a miglior trucco e migliori costumi) e il brano Io sì (Seen) di Laura Pausini (candidato come miglior canzone originale per il film La vita davanti a sé e già vincitore di un Golden Globe).

Questo post non vuole essere una recensione di ogni film candidato, ma una riflessione sul fil rouge che lega queste nomination agli Oscar 2021.

In Ma Rainey's Black Bottom troviamo l'ultima interpretazione di Chadwick Boseman, scomparso prematuramente lo scorso 28 agosto. Nato dall'adattamento dell'omonima piece teatrale di August Wilson, il film di George C. Wolf ci mostra come Gertrude "Ma" Rainey (interpretata da Viola Davis) e la sua band hanno inciso Black Bottom nel 1927. La vicenda si svolge quasi totalmente in spazi chiusi, precisamente all'interno di uno studio di registrazione, dove emergono le personalità e gli scheletri nell'armadio dei protagonisti.

Un processo simile accade per One night in Miamidove all'interno di una stanza di un motel troviamo Malcom X, Mohammed Ali, Jim Brown e Sam Cooke in procinto di festeggiare la vittoria dell'icona del pugilato mondiale, per poi confrontarsi su temi più impegnati come i diritti civili. Il film di Regina King sembra però apparire più come un'ottima opera teatrale piuttosto che cinematografica. Gli avvenimenti raccontati, infatti, sono un ibrido tra immaginazione e realtà. Quattro grandi personalità afroamericane degli anni '60 si ritrovano a discutere e a confrontarsi su questioni razziali e sulle discriminazioni subite. I punti di forza sono indubbiamente la colonna sonora, curata da Terence Blancharde (La 25a Ora, Harriet), e la performance di Leslie Odom Jr. che nel film interpreta Sam Cooke e la sua splendida A Change is Gonna Come.

Il tema del razzismo sembra farla da padrone in questa edizione degli Oscar, ne è un’ulteriore conferma la nomination per Da 5 Bloods di Spike Lee (anche qui nel cast ritroviamo Chadwick Boseman) e soprattutto di Judas and the Black Messiah, con ben 6 candidature tra cui miglior film. La regista newyorkese Shaka King qui mette in scena la storia vera del diciassettenne William "Bill" O'Neal, arrestato per furto d'auto alla fine degli anni Sessanta. Un federale dell'FBI propone al ragazzo uno scambio: salvare la pelle e accettare l'incarico di infiltrato nella sezione dell'Illinois del partito delle pantere nere.

Persino Il processo ai Chicago 7 vede tra i coinvolti in tribunale uno dei membri dei Black Panther, anche se, in questo caso, il film scritto e diretto da Aaron Sorkin pone al centro del racconto lo storico dibattito avvenuto nel ‘68. Quella che doveva essere una pacifica manifestazione alla convention del partito democratico statunitense si trasforma in una serie di scontri con la polizia. Tra i rappresentanti della manifestazione troviamo Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale. Il film sembra un prodotto impacchettato per aggiudicarsi la tanto ambita statuetta, nel cast spiccano i nomi di Sacha Baron Cohen, Joseph Gordon-Levitt, Michael Keaton, Frank Langella, Eddie Redmayne e Jeremy Strong (quest'ultimo continua a ritagliarsi uno spazio importante tra le stelle di Hollywood dopo averlo visto nell'ottimo The Gentlemen di Guy Ritchie oltre che nella pluripremiata serie Succession).

Altro legal movie è Pieces of a Woman dove il tribunale fa da sfondo alle vicende di Martha (interpretata da Vanessa Kirby). Il film, diretto dall'ungherese Kornél Mundruczo, inizia con un ottimo piano sequenza del parto / lutto domiciliare della protagonista, probabilmente la scena migliore dell'opera, poi prosegue con il processo che determinerà le colpe dell'accaduto.

Mank di David Fincher è un monumentale racconto della Golden Age hollywoodiana, servendosi delle vicissitudini pre-Citizen Kane (Quarto Potere, Orson Wells, 1941). Il film vede come protagonista uno dei migliori Gary Oldman di sempre vestire i panni di Herman J. Mankiewicz, sceneggiatore del capolavoro di Wells. Una sceneggiatura nella sceneggiatura, servendosi del bianco e nero Fincher mette in scena, a suon di flashback, un'opera che racconta l'anti-Hollywood e l’importanza di saper mettere un film nero su bianco.

Spazio alla parola dunque, come sottolinea Notizie dal mondo di Paul Greengrass. È la storia di Kidd, un newsman che gira tra villaggi sperduti leggendo notizie quotidiane agli abitanti del posto. Dopo Captain Phillips, il regista britannico lavora nuovamente con Tom Hanks protagonista. Kidd si ritrova a prendere in custodia la giovane Johanna, un'orfana indiana, deciso a riportarla alla sua tribù natale. I due danno vita a un "western moderno" ricco degli elementi più classici del genere, ma spostando il focus sull'importanza della comunicazione (la giovane Johanna parla solo kiowa) e introducendo apparizioni spettrali apocalittiche che distruggono il paesaggio più selvaggio mai rappresentato sul grande schermo.

Degna di nota è la nomination per Sound of Metal dell'esordiente regista americano Darius Marder. D'un tratto non si percepisce che il silenzio. Riz Ahmed interpreta Ruben, batterista di un duo metal formato con la sua amata Lou (Olivia Cooke), che di colpo si accorge di aver perso l'udito. È grazie a un magistrale montaggio sonoro che lo spettatore è coinvolto in ciò che accade fuori e dentro la mente di Ruben. Sound of Metal è un'immersione percettiva ovattata che raffigura la crescita del suo protagonista, costretto a fare i conti con la sua mancanza, senza mai essere scontata e strappalacrime.

La musica è la "scintilla" anche per Joe Gardner, protagonista del film d'animazione Soul. Joe è un insegnante col sogno di diventare un pianista jazz. Dopo un incidente, la sua anima viene trasportata nell'altro mondo, ma la paura di andarsene senza prima aver realizzato i suoi sogni lo conduce il un "pre-mondo" dove gli verrà assegnato il compito di aiutare la pestifera anima in crescita n.22, in cerca da tempo della sua scintilla. Pete Docter con Soul sembra voler raccontare tutti i 25 anni della filmografia Pixar, dalle cadute in chiave slapstick di Wall-E ai voli di Up, racchiudendo la propria anima nell'ultima opera, senza però apportare grandi novità.

Anche Onward di Dan Scanlon è targato Pixar: l'avventura di due fratelli elfi alla ricerca del padre perduto (defunto) che ritorna magicamente in vita, ma solo dalla cintura in giù. Per poterlo avere tutto intero i due fratelli si ritrovano ad affrontare un viaggio in stile Weekend con il morto. Un godevole on the road popolato da orchi, centauri, ciclopi e una magia perduta.

Viaggio nella natura anche per Fern, protagonista di Nomadland (già vincitore ai Bafta), che vuole attraversare gli Stati Uniti occidentali a bordo del suo furgone. Il film di Chloé Zhao si ispira all'omonimo libro di denuncia della giornalista Jessica Bruder, che condanna la condizione degli homeless statunitensi durante il periodo della grande recessione del 2008.

L'importanza della parola sembra essere il vero filo conduttore di questa edizione degli Oscar: il racconto della nascita della sceneggiatura che ha stravolto l'identità del cinema stesso (Mank), le notizie lette da Tom Hanks agli abitanti di villaggi sperduti e le difficoltà nel comunicare con la giovane indiana (Notizie dal mondo), le quattro chiacchiere, fatte tra quattro mura, tra quattro icone afroamericane (One night in Miami...), l'impossibilità di ascoltare il prossimo e l'importanza di conoscere nuovi linguaggi (Sound Of Metal), la libertà di espressione messa in discussione (Il processo ai Chicago 7), lo scoppio della propria rabbia repressa e le difficolta della balbuzie (Ma Rainey's Black Bottom).

Il cinema nasce offrendosi come spettacolo di sole immagini, la parola arriverà poi in un secondo momento. Oggi, a distanza di 94 anni dall'avvento del sonoro, la mutazione alla quale assistiamo è sicuramente rivolta ad un contesto digitalizzato. Basti pensare che, paradossalmente, si parla di cinema visto su piattaforme digitali. Sia essa intesa come scritta, parlata, letta, cantata o ascoltata, la parola può essere il ponte di comunicazione tra mondi diversi che mai come oggi necessitano di connessioni e confronti.