La mia invenzione è destinata a non avere alcun successo commerciale.

Louis Lumière

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Uno spazio su cui leggere le recensioni di nuove e vecchie pellicole uscite in sala.
Blog a cura di Mimmo Fuggetti

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mercoledì 18 gennaio 2012

THE HELP

Un film di Tate Taylor.
Con Emma Stone, Viola Davis, Bryce Dallas Howard, Octavia Spencer, Jessica Chastain.
Drammatico, durata 137 min. - USA 2012.



Ci troviamo nel 1962, in un paesino del sud America, dove Skeeter, una ragazza ventiduenne appena laureata, decide di raccontare la verità sul trattamento riservato alle domestiche di colore da parte delle loro padrone bianche. Già, siamo nel '62, ancora bianchi contro neri penserete!
Perché continuano, in America, a sfornare film su questa tematica?
La rivista Cinematografo ha letteralmente distrutto l'opera del giovane Tate Taylor perché ritenuta una sorta di "deja vu" e poco inerente ai giorni nostri. Abbiamo visto Il colore viola, Malcom X, Glory, A spasso con Daisy e tante altre pellicole riguardo al razzismo. A mio avviso, questo film si discosta dalle tante opere che hanno trattato la tematica in questione, in quanto, questa volta, sotto i riflettori non vi sono i soliti eroi neri o i tanti fatti di cronaca sentiti e risentiti. Questa volta la luce è puntata su un "semplice" libro. Sì, perché il film non si limita esclusivamente a mostrare le atrocità fatte a queste domestiche, piuttosto scava a fondo e fa emergere il personaggio di Skeeter che, legata alla sua ex domestica, si avvicina alle donne nere stanche di subire logoranti umiliazioni e cercherà di comprendere la verità a riguardo, per poi smascherare i colpevoli. Il film, di conseguenza, non è esclusivamente incentrato sul razzismo, non può essere posto come un'opera passata e sul passato, bisognerebbe piuttosto soffermarsi a riflettere sull'impatto che un romanzo (il film è tratto dal best seller di Kathryn Stockett intitolato proprio "The Help") può riscontrare con il mondo intero. Le storie di Minny e di Aibileen (i nomi delle domestiche con i ruoli di spicco) varcheranno i confini e saranno lette in un primo momento da chi ha osato umiliarle, per poi arrivare davanti ai nostri stessi occhi.
Alla luce di quanto si è discusso, consiglio un film che non solo espone tematiche interessanti e non completamente superate, ma risulta interessante soprattutto perché, come io stesso sto facendo, scrivendo possiamo "aiutarci" a comprendere quanto un libro possa avere un'importanza rilevante oggi.

mercoledì 11 gennaio 2012

J. EDGAR

di Clint Eastwood,
con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Josh Lucas, Judi Dench.
Durata 137 min. - USA 2011



J. Edgar non è un film sulla vita di J. Edgar, bensì sulla vita che avrebbe voluto avere. Quest'opera targata Clint Eastwood si accosta alla precedente pellicola del maestro hollywoodiano (Hereafter) il quale cerca, invano, di tornare su quei passi che l'hanno reso celebre dietro la macchina da presa. Siamo, infatti, lontani anni luce dai capolavori di Mystic River e Million Dollar Baby.
La storia narra le vicende di J. Edgar Hoover (interpretato da uno straordinario Leonardo DiCaprio), il quale viene nominato capo dell'FBI dal presidente Coolidge e, da questo momento in poi, resterà al servizio di ben otto presidenti americani. Edgar vive con la sua affezionatissima madre, la quale non accetterebbe mai l'omosessualità di suo figlio. La scalata al successo di J. Edgar Hoover viene raccontata in 137 minuti, menzogna dopo menzogna, elementi troppo poco soddisfacenti per reggere un'opera di un regista dal calibro di Clint Eastwood.
Troppi presidenti quindi, troppa la durata di un film che non conduce da nessuna parte. L'unico risvolto drammatico dell'opera riguarda il suo non rapporto d'amore con il fedele Clyde Tolson. Altra nota storta è rappresentata da un DiCaprio (ma non solo lui) invecchiato male con la voce che sembra rimanere costante nel tempo, quasi rappresentasse la parodia di se stesso.
La mano dell'autore c'è e viene apprezzata per tutta la durata della pellicola, attraverso un ottima scelta stilistica, i salti temporali sono rappresentati in maniera impeccabile attraverso l'utilizzo di raccordi impercettibili, il film è pieno di riferimenti cinematografici (vedi la citazione a Nemico Pubblico), anche le interpretazioni di tutto il cast sono di alto livello.
L'elemento che non convince (probabilmente quello più importante) è la scelta di un soggetto (la storia di J. Edgar) interessante si, ma non per questo pronto per il grande schermo. Eastwood questa volta non ha pensato a come l'Europa intera e non solo (anche parte dell'America stessa) si sia potuta annoiare a vedere un'opera prettamente americana, specie se viene trasfigurata del tutto, come in questo caso.
Rimandato, quindi, l'appuntamento con un nuovo capolavoro di uno dei maestri contemporanei del cinema, il quale continua a decorare le sue opere di moralità; forse Clint dovrebbe sospendere lo sventolamento della sua bandiera e dedicare il suo talento ad altre storie che potrebbero toccare il mondo intero più da vicino: dopotutto noi abbiamo bisogno di lui, dei suoi soggetti più avvincenti, noi abbiamo bisogno di un milione di dollari, baby!

martedì 3 gennaio 2012

THE ARTIST

Un film di Michel Hazanavicius.
Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller. Drammatico.
Durata 100 min. Francia 2011



Nell'era in cui tutto è già stato scritto, già stato detto e addirittura già stato girato, nasce l'ultimo capolavoro cinematografico targato Michel Hazanavicius: "The Artist".
L'opera si contraddistingue per la scelta stilistica riportando nelle sale cinematografiche il cinema muto. Acclamato dalla critica e con ottime impressioni di pubblico, questo film francese si ritaglia (in punta di piedi) uno spazio tra le opere più belle di tutti i tempi, lasciando un'impronta importante che consente agli spettatori un' immersione nei tempi passati, quando la più grande funzionalità dello stesso cinematografo era quella di far immergere in un mondo tutto nuovo i suoi spettatori.
La storia racconta le vicende di George Valentin, una star del cinema muto. I suoi film variano dal genere avventuroso a quello romantico e riempiono le sale di tutto il mondo. L'inizio vero e proprio di questa pellicola si inaugura con l'entrata in scena del personaggio femminile, una giovane aspirante attrice che si avvicina a George (all'uscita da una prima) e si fa fotografare sulla prima pagina di Variety abbracciata alla star. Successivamente la giovane ragazza diverrà una ballerina e, dopo aver nuovamente ballato con Valentin, si ritroverà sul set di un film dove inizierà la sua carriera cinematografica. Da quel momento in poi, il nome d'arte della giovane ragazza comparirà fuori da tutte le sale cinematografiche: Peppy Miller è la nuova star. La sua carriera verrà agevolata dall'avvento del sonoro, evento che porterà George Valentin ad uno stato di meteora.
L'esperimento azzardato dal regista Hazanavicius vince e convince le platee. Attraverso diverse didascalie, è possibile riscontrare il suo tentativo nel voler sottolineare quanto il cinema abbia bisogno di un ritorno alle origini. "Spazio al nuovo, via il vecchio" dice la Miller, ma in realtà è proprio un procedimento opposto quello che l'autore compie nella sua opera (probabilmente riferendosi al 3D). Suggestivi anche i titoli di testa in perfetto stile noir, cosi come le musiche che coinvolgono i vari generi che hanno fatto la storia del cinema (dallo slapstick al musical). Non mancano tentativi di sperimentazione da parte del regista: alcune sequenze caratterizzano questo suo mash up tra vecchio e nuovo e lo fanno dando vita ad un capolavoro senza precedenti. Azzardando un accostamento: cosi come Wells scavalcava con la sua macchina da presa quei cancelli di casa Kane, anche Hazanavicius decide di dare una svolta positiva all' ambito cinematografico, facendo "parlare" nuovamente i personaggi in sala cosi come avevano cominciato, scavalcando quelle barriere istituzionali che caratterizzano ogni pellicola presente in sala da ormai ottant'anni.
In conclusione, non mi resta che augurarvi la buona visione di un film che non vi promette la solita traccia sonora, ma si fa sentire più di qualunque altro.